SCULTURE

GIOIELLI

Modelli depositati

Manuela Telesca

Via Rifreddo, 114

85100 — Potenza

P.Iva/C.F. 01379890765

© 2016

La Basilicata, da cui proviene Manuela, è una terra complessa, ricca e magra e povera ad un tempo, ma di una povertà che porta alla tenacia e al lavoro, aspra e asciutta, verde e boscosa, nascosta e riservata, solare ma timida. A chi si avvicina riserva sorprese ed incanti, nei suoi paesaggi che si scoprono d’improvviso dietro una curva o un colle, nei suoi mari che nessuno sospetta, nei sussurri di selva e nei lamentii d’animali antichi, nei fiumi sassosi e lenti, nel fiorire dal nulla di colonne millenarie e castelli arcigni e duri come il medioevo e poi ancora e ancora.

Ritroviamo tutto ciò nel suo lavoro e nella sua personalità, come un soffio che sfiora, uno sguardo affettuoso, una curiosa riservatezza.

Nelle sue opere c’è l’arcaico, la forza, ma anche e soprattutto la volontà di andare oltre i confini, di trovare nuove modernità, di svecchiare gli immobilismi. C’è il desiderio di appropriarsi di elementi desunti dalla sua formazione per farli propri reinventandoli, la scelta di esplorare dal primitivo al contemporaneo e di ricreare un proprio mondo con dosaggi d’alchimia.

Delle culture passate la Telesca ha catturato le affinità interiori e la forza dirompente della rottura degli schemi, perché tutto ciò che è rigido e compassato a lei non piace, quello che si ripete e diventa seriale l’annoia, ciò che si muove su binari prestabiliti è già rifiutato. A lei piace smontare, destrutturare, assorbire senza copiare, spolpare, rimasticare.

Arte sofisticata e problematica, prende radici da questa complessità e non può essere che eclettica, ricca di sfumature e facce, sempre pacata e pensosa, un respiro colto tra gli alberi, mai ridondante. Offre palpiti inconsueti, illuminazioni, svelamenti che non vanno consumati solo con gli occhi, bisogna osservare in silenzio, disposti a sostare per assorbire e gustare a pieno, come un vino forte e tannico deve avere il tempo di scendere

dalla bocca alla gola al sangue.

Le sue opere eleganti e ricercate, senza sbavature, sono lievi come i sogni, sono il desiderio di tradurre quei sogni in materia per uscire dalla notte. Se questi sono per alcuni inconsueti e strani, riflettono il sentire del cuore e ascoltano la sostanza profonda della propria essenza.

L’ immaginario onirico rende possibile entrare in un oggetto per osservarlo tutto, in ogni piega, vederlo come non si può altrimenti, sezionarlo.

Le opere senza titolo hanno una infinità di valenze e chiavi di lettura e stabilirne una sarebbe disperderne le possibilità. Qui non sono i titoli a rivelare, ad alludere. Per scelta, l’artista le lascia libere di far percorrere allo spettatore un itinerario mentale personale dove l’immagine plastica darà vita ad un pensiero astratto e, se il fruitore avrà voglia di ripercorrere le stesse strade, potrà arrivare alle stesse emozioni.

Anch’io ho provato a suggerire la mia visione, la mia personale interpretazione, senza pretesa di certezze. Avvicinarsi alle sue opere è provare a vivere esperienze diverse, abbandonandosi completamente e quasi passivi alla condivisione di un sogno per ammirarle a pieno, tentativo di immergersi in luoghi dove il silenzio guida. É fare spazio a progetti e colori che portano lontano dal frastuono, è desiderio di lasciarsi andare per afferrare una sensazione unica come un regalo. La personalità dell’artista emerge da questo insieme con forza, visibili affiorano le sfide, la determinazione nell’andare avanti, il coraggio a mostrarsi, la libertà creativa che dalla puntigliosa e fine formazione orafa, arriva ad assemblaggi polimaterici inconsueti e informali, non ripetendosi mai anche quando le materie e le forme possono apparire simili.

Mi sembrava riduttivo presentare in un unico scritto queste opere distinte, questi bisogni espressi di tempo, riunirle avrebbe fatto perdere il cammino tortuoso di ognuna, sarebbe stato impoverire la loro interiorità. Ho scelto, quindi, di procedere altrimenti, per cercare di valorizzare l’amore vivissimo che Manuela porta verso ogni sua singola creazione.

 

Rossella Batassa

Storico dell’arte